Diversità ed inclusione, ma anche innovazione e migliori performance a favore di una crescita economica più inclusiva ed in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite riguardo alle questioni di genere. È questa la volontà che si cela dietro la recente proposta del Nasdaq, sottoposta al SEC, l’autorità che regola i mercati statunitensi, dove si chiede alle aziende quotate nell’indice di avere nei loro consigli di amministrazione almeno una donna ed un rappresentante delle minoranze etniche o della comunità LGBTQ. L’intento non è solo etico: recenti studi mostrano quanto la diversità aiuti anche negli affari.
Seguendo l’esempio della California, unico stato americano ad avere una norma sulle quote di genere, il Nasdaq chiede a tutte le società presenti nel listino, oltre 3'000, più chiarezza e responsabilità: esse dovranno “divulgare pubblicamente statistiche coerenti e trasparenti sulla diversità per quanto riguarda i consigli di amministrazione” a partire da un anno dall’approvazione dell’iniziativa da parte del SEC. Le aziende che non aderiranno alle nuove linee guida, dovranno spiegarne i motivi per non essere cancellate dall’indice.
La proposta, tramite il neo nominato capo della SEC, Gary Gensler, potrebbe anche essere approvata in tempi molto brevi, considerata la politica di apertura del presidente Biden per quanto concerne le questioni di genere. Ma le future direttive potrebbero creare un forte scossone. Da un recente sondaggio effettuato negli ultimi sei mesi risulta infatti che tre quarti delle aziende quotate non rispetta i criteri: se circa nell’80 o 90 dei casi almeno una donna occupa un posto ai piani alti, solo un quarto ha una seconda persona nei board con i requisiti di diversità menzionati. Sono sottorappresentate soprattutto le minoranze etniche come neri, ispanici, asiatici e nativi americani o chi appartiene a due o più etnie.
Si tratta di un messaggio forte anche per gli investitori, spronati verso una governance considerata più equa ed inclusiva. “L’obbiettivo del Nasdaq – come spiega Adena Friedman, presidente e CEO della società che gestisce l’indice tecnologico, unica donna ad occupare questa carica in un indice di borsa[1] - è quello di sostenere la crescita inclusiva e la prosperità per alimentare economie forti”. Per la CEO, “la diversità del consigli di amministrazione è un elemento importante per dare agli investitori fiducia nella sostenibilità futura dell’azienda”.
Diversità di genere, orientamento sessuale e religioso, provenienza, background lavorativo e personalità non sono solo fattori abilitanti per un ecosistema di valori più sostenibili, ma, come affermano diversi studi, sono anche i presupposti per creare aziende di successo. Stando ai risultati di una recente ricerca di McKinsey sulla multiculturalità e su una maggior presenza delle donne ai vertici (Delivering through Diversity), se il capitale umano del board è etnicamente e culturalmente diversificato, la probabilità di guadagnare sale di molto.
Dati che vengono confermati anche dal rapporto della Boston Consulting Group, dove si precisa che, sia nei paesi sviluppati, sia in quelli in via di sviluppo, le società con un tasso di diversità al di sopra della media, soprattutto a livello dirigenziale, sono più innovative e più capaci di adattarsi ai cambiamenti: grazie alle innovazioni, i fatturati crescono del 19 %.
Dallo studio emerge un altro elemento interessante: la correlazione tra tecnologie digitali e diversità. La digitalizzazione risulta essere una sorta di spinta propulsiva per l’innovazione. Quindi, tanto più le aziende puntano sulle tecnologie digitali, quanto più sono diversificate al loro interno. L’effetto è più innovazione e maggiori profitti.
Non a caso le principali società quotate al Nasdaq (Apple, Microsoft, Google e Facebook) sono gestite da team con un tasso di eterogeneità molto più alto della media, rispetto alle questioni di genere, all’orientamento sessuale e religioso e alla provenienza.
[1] Nyse, Dow Jones, CBoe Global Markets, Lseg hanno solo amministratori delegati uomini.