L’emergenza coronavirus sta richiedendo anche alle imprese, così come allo Stato, alle organizzazioni della società civile e ai singoli cittadini, di rivedere in modo radicale tanto le proprie abitudini correnti quanto le strategie di medio-lungo termine. Nulla sarà più come prima, si va dicendo da più parti e, infatti, importanti segnali di cambiamento si iniziano a cogliere.
Il fronte della responsabilità sociale delle imprese (Corporate Social Responsibility - CSR) e delle politiche di sostenibilità (ESG, dall’acronimo dei fattori ambientali, sociali e di governance considerati) non fa eccezione. Un primo indicatore della centralità che la CSR sta assumendo (e con ogni evidenza assumerà ancora maggiormente nei prossimi mesi) all’interno delle politiche d’impresa giunge dalla straordinaria mobilitazione di risorse monetarie donate a favore di quanti si trovano in prima linea nella lotta al virus. Senza bisogno di fare esempi, anche perché l’elenco sarebbe pressoché infinito, tutti siamo venuti a conoscenza, direttamente o attraverso i media, di iniziative benefiche, raccolte fondi, donazioni dirette che, tanto per immediatezza quanto per impegno, non hanno precedenti nella storia recente di molti paesi, così come, del resto, è inedita la minaccia da affrontare.
Queste iniziative non possono essere semplicisticamente chiuse dentro al catalogo della filantropia. È vero che rappresentano una delle espressioni più tradizionali di responsabilità sociale, ma è altrettanto innegabile che attestano un ruolo “politico” dell’impresa all’interno della società e una crescita di consapevolezza circa l’importanza di un esercizio attivo di tale ruolo. Quando si potrà finalmente uscire dall’emergenza, si scoprirà che il legame tra imprese, territori e comunità locali si è temprato e, nelle difficoltà del momento, rafforzato.
A questo primo indizio si aggiunge, poi, l’innovazione con finalità sociali, quel fiorire di nuovi processi, prodotti e nuove modalità di vendita che sta portando in qualche caso a una vera e propria riconversione, come ad esempio nella produzione di mascherine chirurgiche, in altri casi all’offerta di servizi innovativi, a beneficio di specifiche categorie o territori. Anche questi sono punti all’attivo sul fronte della CSR, con un valore che, se messo a sistema, può diventare realmente strategico in un futuro non lontano.
Ma, se molto si sta facendo, ben di più è quel che si deve ancora fare. Le imprese sono, infatti, alle prese con impegni altrettanto urgenti e gravosi, che rappresentano peraltro aspetti “core” delle politiche di sostenibilità. Un primo esempio riguarda la responsabilità verso i dipendenti, sia nella tutela della loro sicurezza sul lavoro, sia nella capacità di conciliare tempi di produzione e tempi di vita, anche attraverso l’innovazione organizzativa. Ora che, sia pure tra mille cautele, si sta iniziando a pensare a una “fase due”, nella quale dovremo necessariamente convivere con il virus, tali politiche verso il personale dipendente e i collaboratori saranno banco di prova di una consapevolezza concreta, calata nell’operatività quotidiana. In realtà non si tratta di fare nulla di più delle mille buone prassi già raccontate in dettagliati bilanci sociali. Ora, però, c’è l’urgenza imperativa di salvaguardare con i fatti un patrimonio di risorse, valori e relazioni che non stanno tutti dentro la frase “prima la salute”, anche se da lì si deve necessariamente partire.
Un altro fronte, altrettanto difficile se non di più, riguarda i rapporti con i fornitori. Con la crisi di liquidità che si profila all’orizzonte è fin troppo facile immaginare che gli anelli più deboli della catena possano essere logorati o spezzati. Eppure la sostenibilità di una buona impresa si misura anche dalla qualità delle relazioni con tutti gli stakeholders, tra i quali i fornitori non possono certamente essere relegati all’ultimo posto. Le buone policies nei loro confronti potranno dare frutti nel tempo attraverso il recepimento nei criteri di valutazione ai fini dei rating ESG, ma nell’immediato sono ossigeno per frammenti di comunità che vanno mantenuti in vita.
Da tutto ciò si può comprendere come la CSR e la sostenibilità stiano rapidamente guadagnando peso e, soprattutto, prendendo concretezza nelle politiche d'impresa. Mai come oggi l’espressione “dalle parole ai fatti” ha avuto più senso, sia per chi si era già portato avanti, sia per chi aveva mantenuto fin qui posizioni conservative. La competizione “virtuosa” di cui abbiamo i primi segnali non potrà che fare bene a tutta la nostra società.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)